Albergo dell’Orso

All’incontro di Via dell’Orso con Via di Monte Brianzo. All’epoca dell’acquarello il locale sembra aver dimenticato le antiche glorie, che tuttavia si possono riavvertire ancora nella lunga scritta, in italiano e in francese, sulla bella “tavoletta” di legno. Al centro campeggia la figura di un orso seduto e incatenato, al di sopra, in lettere rosso-bruno, come tutto il resto, si legge: Albergo e Locanda dell’Orso. Ai lati, in un disinvolto corsico, la scritta bilingue, “Vetture per lo Stato e per l’Estero. Spedizioni di Mercanzie e cavalli da Tiro”.

Appena dieci anni dopo la veduta roesleriana, la magnifica insegna già non esisteva più. Né si sa che fine abbia fatto. La contemporanea costruzione dei muraglioni portò anche in questa zona un piccolo terremoto. Lo spazio viario adiacente all’albergo venne incredibilmente ristretto, e gli approdi resi difficoltosi. Dopo gli anni ’30 l’Orso venne restaurato integralmente e richiamato a nuova vita come sede di un ristorante di prestigio. Ultima tappa evolutiva, almeno per ora, di quello che fu definito il più completo, il più caratteristico esempio di casa d’abitazione di una nobile famiglia romana del Quattrocento. da “Roma sparita negli acquerelli di Ettore Roesler Franz” di Livio Jannattoni, Newton Compton Editori