Un romano in California
Manuale per l’italiano che sbarca negli Stati Uniti d’America per la prima volta e vuole mangiare. Prima di tutto un avviso: in qualsiasi locale entri (supermercato, ristorante, barbiere, gelateria, tintoria ecc.) fai attenzione all’aria condizionata, generalmente è regolata a freddo intenso! Ma ti ci abitui, quello che proprio da fastidio è quando sei al ristorante: trovare un tavolo senza spiffero è cosa ardua e difficile, talvolta impossibile. Scordati di trovare i sapori tipici di casa o avrai grosse delusioni: semplicemente qui non esistono! A meno di rarissime e costose eccezioni.
Al supermercato : Il prosciutto puoi trovarlo, arriva dall’Italia in costose vaschette, è abbastanza buono; la mortadella è un genere pressoché sconosciuto; altri salumi ai quali siamo abituati si trovano, hanno un aspetto invitante ma non li ho provati; ho provato salumi locali e canadesi ma il loro gusto è troppo differente dal nostro. I wurstel sono generalmente molto buoni, il bacon è delizioso ma bisogna saper scegliere. Per inciso, la pasta alla carbonara nasce con il bacon americano, se hai possibilità di cucinare e di reperire gli ingredienti (si trovano) non mancarla, è squisita! Ho provato diversi formaggi locali ma l’unico che mi piace è il blu cheese, una sorta di gorgonzola in fiocchi, si trovano poi molti formaggi importati dall’Europa di qualità e costo alti. Vale una menzione lo swiss cheese, probabilmente di produzione locale mentre vince la medaglia del prezzo più alto il nostro parmigiano. Mozzarella e ricotta sono specialità generalmente spediti dall’Italia e corrispondono alla brutta copia di quello che troviamo confezionato nei nostri supermercati (già abbastanza scadente). Evita il tonno in scatola, ha un sapore disgustoso mentre si trova un pepe squisito (qualità Tellicherry) che in Italia non troviamo neanche nei negozi che vendono spezie e specialità varie per palati fini. Il pane qui è non soltanto un prodotto ma un concetto totalmente differente dal nostro, non incontra la nostra preferenza; i dolci sono più dolci che mai, buoni in alcuni casi; le verdure sono abbastanza simili a quelle nostre ma qui la scelta è più ampia, ci sono cose che noi non conosciamo; la qualità generalmente è molto buona e si vede anche dal prezzo elevato; la frutta è presente in moltissime varietà, sono tutte da assaggiare. Olio d’oliva: esiste quello importato e quello locale, scegli liberamente ma controlla bene cosa stai acquistando, alcuni extravergine sono addizionati con altri oli quindi: non leggere superficialmente l’etichetta ma poni la massima attenzione, c’è scritto tutto. La popolazione locale è un insieme di molte etnie e così sono diffusi supermercati etnici che propongono, a prezzi generalmente contenuti, specialità da tutte le parti del mondo. Fai attenzione ai prodotti sedicenti “italiani”, a fronte di una marca dal nome italianeggiante non trovi alcun riscontro nella tua memoria! Sarà vero che è italiana? Ma poi, perché cercare qualcosa di italiano? Se proprio devi, fai attenzione a scegliere la pasta: a me piace tanto la DeCecco, la trovi anche qui ma il mio sospetto è che sia fatta apposta per il mercato americano, non tiene la cottura; stessa storia per la pasta Barilla. O magari è colpa dell’acqua diversa o il fatto che si cuoce su fornelli elettrici. Non saprei. Con la pasta Garofalo mi è andata meglio, è venuta al dente; i tortellini Buitoni, che ti aspetteresti di conoscere, sono dolci, fatti per il gusto americano. Quando cuoci la pasta, prima di mettere tutto il sale nell’acqua che bolle, mettine un sesto di quanto ne useresti, assaggia l’acqua e poi procedi a tuo gusto.
Ancora al supermercato: se hai un amico locale, quasi certamente è member di Costco, si tratta di una catena di supermercati con stores enormi su tutto il territorio statunitense dal prezzo molto conveniente, vendono di tutto. Fatti accompagnare dal tuo amico in uno degli stores, dentro ci sono piccole bancarelle che offrono samples di varie specialità, puoi iniziare a assaggiare i vari sapori americani così. È anche una buona occasione per dare un’occhiata a cose che in Italia non troviamo tipo il Johnny Walker etichetta verde, squisito e etichetta blu, costosissimo; ci sono anche altre occasioni tipo macchinette fotografiche, computer e periferiche varie a prezzi interessantissimi (occhio alla tensione di lavoro).
Al mercato : sorprendentemente qui esistono ancora i “velletrani” che propongono i prodotti delle proprie terre. È possibile acquistare, a prezzi che non posso definire contenuti, vegetali di grande qualità che sono da preferire a quelli disponibili nei supermercati. Questi mercati si chiamano “farmer’s market”, hanno cadenza settimanale sul posto e si tengono in tutti i giorni della settimana in differenti posti, su internet non è difficile trovare il calendario. Proprio come nei mercati italiani in cui entri per la prima volta, prima di acquistare devi fare tutto il giro del mercato per osservare chi possa offrire la qualità migliore; qui ti fanno anche assaggiare piccoli samples della frutta e della verdura quindi scegliere non è difficile; ritengo che si tratti di prodotti genuini in quanto puoi apprezzare differenti sapori sulla stessa cosa offerta da bancarelle differenti.
Al ristorante : Prima di partire avrai senza dubbio chiesto e ricevuto consigli dall’amico che ha fatto il viaggio prima di te. Fatti un piacere, azzera tutto, non pensare di mangiare americano già alla prima volta, resteresti con un buco nel portafogli e uno nello stomaco. Non pensare neanche di mangiare italiano, sarebbe un grosso errore. Ai sapori americani si deve arrivare con un approccio non diretto, sono un traguardo non un inizio. Soprattutto se pensi di mangiare carne: gli allevamenti sono free range, la carne ha un sapore più marcato e generalmente è abbastanza dura. Se ti siedi al primo ristorante e ordini la bistecca sta sicuro che non potrà piacerti. Prova prima altri piatti più tranquilli, alla bistecca dovrai arrivarci per gradi. Per i primi pasti preferisci il pesce, il pollo e il tacchino che sono tre alimenti generalmente buoni, dal sapore “tranquillo”, ben accettabile dall’italiano; purtroppo lo zucchero è pressoché onnipresente. Chiedi che le salse che accompagnano quello che hai ordinato (sono sempre scritte sul menù) vengano messe “on the side”, se non ti piacciono puoi non usarle. L’insalata non deve mancare, è di buona qualità, per il condimento ti consiglio il “dressing champagne” che più si avvicina al nostro olio e aceto. Puoi anche rivolgerti ai locali che propongono la cucina italiana tenendo a mente quanto ho scritto sopra e sapendo bene che si tratta di un ponte verso sapori differenti ai quali dovrai necessariamente abituarti perché sono quelli più diffusi. Mentre stai mangiando presta attenzione al cameriere che ti passa vicino per consegnare le portate, annusane il profumo, cerca di immaginare quale possa esserne il sapore, osserva i condimenti: inizierai a desiderare quel piatto e già avrai capito più o meno cosa ti toccherà. L’osservazione è sempre la forma più valida di apprendimento di usi e costumi diversi dai nostri e restituisce sempre buoni risultati. Se vai in un ristorante messicano non farti mancare, come antipasto, chips e salsa: sono tortillas tagliate e fritte da intingere in una salsetta squisita, in alcuni ristoranti sono gratuite.
Pizza : salvo rarissime eccezioni, la pasta non è lievitata, è pesantissima, è una pappetta molliccia cruda: evitala! Osserva la pizza del tuo vicino, desiderala e non ordinarla perché l’aspetto, in questo caso, è traditore. Con una sola eccezione, per quanto ne sappia: all’aeroporto di Atlanta, mentre ero in transito, ho trovato una pizza squisita e l’aspetto era tal quale a quella molliccia ma, tanta era la fame, che ho rischiato.
Vini : devi preferire quelli californiani, dotati tutti di un bouquet particolare e di un corpo generalmente abbondante e talvolta poco persistente. Qualcuno dice che stancano. Personalmente non ci trovo alcunché di stancante, li reputo molto gradevoli e molto bene adatti, sapendo scegliere quelli giusti, ai vari tipi di pasto. Ti segnalo il Cocobon (rosso) reperibile in Trader Joe’s a $7. Anche in aereo, se hai la possibilità di accedere al vino, scegli un vino californiano che è quasi sempre presente, basta con questi vini europei che conosciamo alla perfezione perché poco si differenziano da quelli italiani (che comunque rimangono i migliori), evviva la novità!
Birra: senza dubbio Samuel Adams nelle varie versioni, squisita quella di frumento “Whitewater IPA”, squisite più o meno tutte, evita quella al cioccolato.
Bevande varie: evitale, sono tutte troppo dolci rispetto a quelle omologhe italiane e lo zucchero, si sa, fa inutilmente aumentare il nostro peso. Birra e vino a parte, la bevanda che preferisco è acqua con limone, lime o, meglio, con il meyer lemon (non mancarlo). Se vuoi fare uno stravizio prova l’horciata (ristorante messicano o comunque sudamericano), simile a quella che noi chiamiamo orzata ma nettamente migliore.
Cucina romana: “e qui vedi se cciai li piedi su la tera consacrata o cciai li piedi de frittata”. Cucina romana in California? Leggi qui di seguito! Incredibile ma vero, ho trovato l’anello di congiunzione culinario tra la California e Roma. Romani in quel di California che si chiama Orange County non potete assolutamente mancare questa trattoria. Sì, ho detto trattoria perché il locale questo è: una piccola trattoria a conduzione familiare con una trentina di coperti che prepara specialità sudamericane con particolare orientamento alla cucina salvadoreña. I clienti sembrano essere abituali e è abbastanza facile far conoscenza con chi sia seduto vicino anche perché si incuriosiscono dall’accento che inevitabilmente abbiamo nel nostro malandato inglese e quindi ci approcciano con un “siete italiani?” E ci mettiamo a parlare in un misto di linguaggi inglese, italiano e spagnolo con punte di romanesco per dare forza alle nostre espressioni, perché ci vengono meglio. Divertente e istruttivo perché ci fa capire quanto poco manchi a imparare lo spagnolo; si prestamos atención podemos entender muy bien el idioma español anche se poi non sappiamo parlarlo. Il riferimento della trattoria è: El Paraiso 25252 Jeronimo Rd. #B Lake Forest CA 92630 +1 (949) 770-2775 www.elparaisorestaurant.net. Il locale si presenta abbastanza “vissuto”, con pareti un tempo bianche, ora un tantino ingiallite, l’illuminazione è un po’ troppo bianca e fa apprezzare poco con l’occhio le varie vivande che invece meriterebbero un’attenzione migliore; lo spazio tra i commensali è un pochino ristretto, con tavoli 60×60 ma non posso dire che si mangia scomodi. Insomma, l’aspetto del locale non è dei migliori ma relego questa costatazione molto in basso nella scala delle considerazioni con le quali valutare una trattoria. In una delle pareti troviamo il quadro dell’ultima cena sotto al quale c’è la fotografia incorniciata della squadra di calcio di El Salvador in completo bianco celeste (orrore o magnificenza dipende dalla fede sportiva di chi legge) che sono, comunque, una delle due possibili accoppiate dei colori di casa. Sul tavolo troviamo il sale, una salsetta piccante tipica messicana e una piccola anfora con una salsa rossa leggermente piccante alla quale non ho saputo resistere, mi sono alzato, ho preso un cucchiaio e l’ho assaggiata: una vera squisitezza ma purtroppo non ha un nome per cercarla al supermercato, la fanno in casa. Noi romani mangiamo di tutto, siamo specializzati soprattutto nella cucina delle parti di bassa macelleria “che li principi scartaveno e che li poveri attrippaveno” perché, appunto, venivano regalate al popolo dai nobili. È un tipo di cucina che ci troviamo come bagaglio culturale e che quindi apprezziamo molto. Ci aspetteremmo anche di pagare molto poco per queste parti poco pregiate ma così non è sempre, alcuni locali vendono specialità romane come fossero spigole o bistecche.
Sono stato in questa trattoria per tre giorni di seguito perché, dopo aver letto il menù, tre sono state le specialità che hanno polarizzato la mia attenzione in quanto dal nome e dalla descrizione erano identificabili come specialità “de casa nostra”: il “caldo de pata de res” ovvero zuppa di piedi di manzo che ha un sapore squisito, noi conosciamo bene gli zampetti di maiale, questi sono di mucca e sono serviti in un gradevolissimo brodo rosso insaporito con pomodoro, yucca e vari vegetali ai quali possiamo aggiungere peperoncino, cipolla e coriandolo che sono serviti a parte. Anche il “menudo” ha un sapore pari alla trippa alla romana, tale e quale, menta compresa, appena un po’ troppo cotto ma è comunque squisito; la differenza con la nostra trippa è che il sugo è molto liquido, praticamente un brodo, nel quale troviamo, con molto piacere, anche un pezzetto di pata de res. El higado encebollado è la terza specialità, identico al nostro fegato in padella con la cipolla; qui manca l’alloro ma rimane ottimo, di sapore caratteristico, deciso ma non forte. Ho provato una birra guatemalteca, si chiama Famosa e il suo sapore mi ricorda molto l’odore che si spandeva nel quartiere dove stava la fabbrica della birra Peroni, quando facevano la birra, un odore mai dimenticato ma così lontano nel tempo che mai avrei pensato di poter rinnovare con molto piacere. Squisite sono le tortillas, il riso, la crema di fagioli, le banane fritte e, a detta dei commensali vicini, squisito è tutto il cibo che viene servito. Prima di iniziare a mangiare è bene lavarsi le mani e munirsi di una discreta scorta di tovaglioli (sono di carta) perché dobbiamo inevitabilmente usare le mani, le unghie e gli incisivi o la metà della polpa o dei nervetti rimarrà attaccata all’osso. Il servizio è cordiale, gentile, efficiente: basta un’occhiata e il cameriere è già al tuo tavolo (cfr a casa nostra: ah Nandoooo… e mai arriva); il tempo di attesa non brevissimo ci fa capire che i piatti che si possono fare espressi sono effettivamente cucinati al momento. Prezzo: irrisorio! Ci fa veramente sorridere, con $25 in due, birra e mancia comprese, si mangia alla piena sazietà. A questo locale voglio assegnare 6 forchette (su una scala di 5) perché qui ho mangiato le cose migliori in due anni che frequento la California. Un difetto? È pericolosamente vicino al luogo dove abito quando sono in California, tanto vicino che si raggiunge agevolmente anche in bicicletta. Addio speranza di perdere peso!